Purtroppo non tutte le esperienze di buona educazione speciale e di riabilitazione sono documentate, per non perderle bisogna fare affidamento sulla memoria di utenti ed operatori. Alcune però sono progettate e seguite così bene che nonostante si tratti di "casi singoli" (cioé senza gruppi di controllo) le relazioni tecniche correlate, i rapporti, le immagini, i filmati, le dimostrazioni del prima e del dopo l'intervento, rappresentano tutte insieme un materiale prezioso che può essere conosciuto e studiato da chi fosse interessato a replicare e riutilizzare metodi e tecniche.
Farò in modo di riportare su questo sito sia la memoria dell'esperienza di utenti (soggetti e loro familiari) che quella degli operatori che si sono impegnati in uno specifico trattamento, farò inmodo in particolare di riportare documentazioni ed esplicitazione di buone prassi, se riuscirò anche cercando di cogliere la dinamica dell'interazione pluriprofessionale ed offrendo diverse interpretazioni specialistiche (neurologiche e psichiatriche ad esempio) di una certa esperienza.
Mia mamma usava dire che "vale più la pratica della grammatica", non aveva torto ma nello specifico campo professionale nel quale operiamo la pratica senza rivisitazione, senza background e filtro teorico rischia non solo di
essere persa per gli aspetti di efficacia e replicabilità, ma anche di indurre gli operatori in fatali errori applicativi. Diversamente non va quando ad eccedere é invece la "teoria" priva di caratteri applicativi.
Il tempo degli utenti é un bene prezioso ed io penso che se viene consumato in elucubrazioni cervellotiche e dibattiti ideologici, sia tempo prezioso che viene perso. Tempo loro.
Certo non é facile stabilire criteri condivisi per individuare i giusti equilibri dentro la bipolarità astrazione-pratica, diciamo che un utente non dovrebbe accontentarsi di "una diagnosi" (spesso fumosa) dopo diversi mesi di incontri col terapeuta, o di dichiarazioni di intenti riabilitativi senza che venga definita una procedura e senza indicatori di risultato connessi a questa procedura. Pratiche di cura solo volte ad inquadrare un problema, o eccessivamente volte a questo, rischiano di offrire una proposta applicativa (quando la offrono) solo dopo che l'utente é già cambiato e non é più quello che entrò nella valutazione. Progetti di cura e di educazione speciale che non specificano il "come" un certo risultato si pensa di ottenerlo sono spesso una perdita di tempo.
Kurt Lewin, uno sperimentalista gestaltico, scrisse che "non c'é nulla di più pratico di una buona teoria". Egli era uno sperimentalista particolarmente centrato sull'induzione dei processi di cambiamento e sull'analisi delle variabili ambientali, pertanto la sua frase dovrebbe essere letta in questo senso: se una teoria é buona é anche pratica, se non riesce ad essere pratica non é una buona teoria.
L'umanità spesso eccede in elucubrazioni teoriche puramente astratte, che si autoalimentano in sempre maggiori astrazioni. Accade anche nelle scuole di pensiero che dovrebbero occuparsi di educazione, riabilitazione e cura.
In questo sito proverò a proporre presuntuosamente delle "pratiche" correlate a possibili "buone teorie".